Forse era notte, ed una notte pura,
perché nel cielo ardevano le stelle,
mentre i pastori con le ciaramelle
guidavano le greggi alla pastura.
E come luccicavano quegli astri
di carta d'oro! Intorno, qualche lieve
bioccolo di bambagia: era la neve,
sparsa sui monti; e serpeggiavan nastri
d'argento per le valli: erano i fiumi...
Notte; ma dappertutto erano sciami
di bimbi, e lavoravan falegnami
innanzi alle botteghe senza lumi,
e vecchiette: filavano davanti
alle capanne, e v'eran cacciatori
nei boschi (coi fucili!...) e mercatori,
e le strade eran piene di viandanti,
sui muli, a piedi, a dorso di cammello;
e andavan tutti verso un lumicino,
ch'era la grotta di Gesù bambino
con la greppia, col bue, con l'asinello...
Sorgeva una divina sensazione
di mistero, di pace, di riposo
da quel miscuglio ingenuo e delizioso,
da quel mondo di gesso e di cartone.
E in una gioia attonita sommerso
era il cuore del bimbo trasognato...
Le campane suonavano: era nato
colui che disse: «pace! » all'universo;
colui che predicò lungo le rive
del bel Giordano e disse: « perdonate
a chi v'offende, a chi v'opprime! » e: « date
- disse - a chi chiede, e amate anche chi vive
oltre il confine della vostra siepe!... »,
come il vecchio pievano, umile e saggio;
nella chiesetta bianca del villaggio,
ci raccontava, accanto al suo presepe.
Passaron gli anni quell'azzurro cielo
si rabbuiò; sull'anima randagia
quei bianchi, lievi fiocchi di bambagia
piovvero in fitti granuli di gelo,
Ma quegli astri di carta, quella culla
di fieno, quegli arcangeli di noce
parlano ancora con la stessa voce
che ci commosse l'anima fanciulla,
e dicon: « pace ! » al trasognato cuore,
dolci come una musica lontana,
e gli fanno capir quanto sia vana
la sua piccola storia di dolore:
perché, malgrado tutti i suoi naufragi,
malgrado le sue misere procelle,
vi son nel cielo quelle stesse stelle
che un giorno illuminarono i Re Magi;
e fra le stelle, ermetico, tenace,
quello stesso mistero, immobilmente;
e sempre, al mondo, quella stessa gente
con. la sua vana, eterna ansia di pace.
E tende, illusa, il cuore a questa Buona
Novella, nell'oblio d'una giornata,
la vecchia umanità sconclusionata,
che non dà, che non ama e non perdona.
Alberto Cavaliere
"Composto trovasi, puro non già, per la sua massima affinità. Giallo-verdognolo, d'odor non grato, è un gas venefico, che ci vien dato" .... | |
(Alberto Cavaliere, Chimica in versi, Zanichelli, 1928 - 2ª edizione) |
Dotato di una straordinaria capacità nel creare versi in rima, appena dodicenne venne espulso dal collegio per una poesia che satireggiava i suoi professori: un componimento caustico ma dalla metrica ineccepibile.
Alberto Cavaliere viene spesso ricordato per la sua "Chimica in versi", originale libro scaturito da un esame non superato all'Università. Non scoraggiato dal fallimento, decise di rendere in versi l'intero corso di Chimica Generale; si ripresentò davanti al docente e cominciò, ad ogni domanda, a sciorinare le sue rime, superando l'esame, davanti al professore dapprima spiazzato poi meravigliato dall'abilità poetica del suo alunno.
Laureatosi in Chimica presso l'Università di Roma, dopo aver lavorato presso il Ministero dell'Aeronautica come chimico, all'impiego statale preferì la libera professione.
Fu attore, scrittore, giornalista, poeta, umorista e politico. Autore tra l'altro della Chimica in versi.
Fu eletto consigliere del Comune di Milano e successivamente Deputato al Parlamento Italiano.
Maggiori informazioni sulle opere di Alberto Cavaliere......
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