Il campo dei soldati romani è già in attività; silenziosi si preparano alla battaglia. Hanno percorso centinaia di chilometri attraversando le terre italiche verso sud; mesi e mesi di marcia per giungere in queste terre dove la fantasia ed i capricci della natura pongono sempre nuovi ostacoli a rallentare il cammino; hanno raggiunto le terre dell’altipiano inerpicandosi faticosamente attraverso valli e scoscesi burroni coperti da foreste fitte ed oscure che da millenni crescono selvagge. Per giorni e giorni hanno scavato il fossato di sbarramento; il loro condottiero, Marco Licinio Crasso, ha voluto che tagliasse questa terra da “mare a mare”, dallo Jonio fino al Tirreno; qui dovranno essere fermati i nemici di Roma.
Qualche chilometro più a sud, sul versante della montagna che scende ad Ovest, nei ripari inaccessibili dove li hanno guidati pastori e briganti, gli schiavi ribelli dormono ancora.
Solo Spartaco, il ribelle, colui che ha osato sfidare il potere dei padroni romani, sollevando ed incitando gli schiavi alla libertà, ha vegliato tutta la notte. Sa che i soldati di Roma sono lì, poco distanti, sul pianoro appena dietro il crinale della montagna, pronti a fermare la loro avanzata. Da giorni i pastori di Mamertum, al ritorno dai pascoli, dove guidano le greggi così da poter spiare le mosse dei soldati, raccontano del lungo fossato scavato nella montagna "finu ai du' mari", dei proiettili di piombo che a migliaia hanno fuso nei forni e dell'incredibile quantità di lance e frecce preparate seguendo gli ordini del temibile ed astuto Marco Licinio Crasso.
La battaglia sarà violenta e dolorosa la sconfitta ma ancora più atroce sarà, per l’animo del capo dei ribelli, la perdita di molti dei suoi compagni. Il suo cuore è greve; uomini e donne lo hanno seguito fiduciosi. Lo seguiranno anche oggi e moriranno spinti dal desiderio di libertà e dopo moriranno anche i pastori di questi monti, povera, brava gente, e le loro famiglie che, ignare della furia che si abbatterà sulle loro piccole case di Mamertum , senza porre domanda alcuna gli hanno offerto asilo, cibo ed aiuto.
Il sole è sorto illuminando una terra di incantevole, dolorosa bellezza.
Il verde brillante e le misteriose profondità dei boschi appena accarezzate dai primi raggi di sole; i profondi solchi, ancora oscuri, dei versanti che scivolano verso la piana sottostante si rivelano alla luce del mattino.
Lo sguardo di Spartaco scende fino ai fiumi dalle limpide acque, indovina tra le rocce le limpide sorgenti e gli spumeggianti salti delle cascate. Una strana aquila taglia il cielo con il suo maestoso volo. La profonda solitudine di questi monti parla, come il suo cuore, di libertà. A Sud-Ovest i contrafforti montuosi, accesi di violacei bagliori, celano allo sguardo le terre di Sicilia mentre dal mare sorgono imponenti le isole ed i vulcani, dimora del dio greco Eolo. Ai suoi piedi le fortificazioni romane di Mamertum; più a Nord, come nastro bianco sul verde intenso della fitta vegetazione, la via greca che porta a Medma.
Oltre queste montagne, oltre le cime lontane ancora sfumate nella nebbiolina notturna che sale dalle valli, lontano da qui, Roma lo attende. Sente le voci dei suoi uomini giungere dai rifugi, giù nel sottobosco. E’ ora di tornare da loro e prepararsi alla terribile prova che li attende.
Tutta la toponomastica del luoghi quì intorno racconta delle vicende storiche appena raccontate.
La zona denominata "Campi di Marco", appunto dalla battaglia che vi si svolse tra le truppe romane al comando del console romano Marco Licinio Crasso e gli schiavi ribelli guidati da Spartaco si trova sui piani dello Zomaro, località montana di Cittanova; del fossato di sbarramento scavato dai soldati romani si conserva traccia nel toponimo "Serra di Marco", località sita, come la precedente, del territorio dello Zomaro e "Fosso di Marco" che è un piccolo affluente della Fiumara Serra che costeggia Cittanova, sul lato sud.
Marco e Arcangela, guide ambientali-escursionistiche del gruppo "Aspronauta" guidano i visitatori lungo i siti storici, archeologici e naturalistici del "Parco Nazionale d'Aspromonte".
Per i riferimenti alla toponomastica dei luoghi descritti e ai reali eventi storici devo ringraziare Domenico Raso ed il suo meraviglioso libro "La Montagna dei Sette Popoli"; grazie ad Arcangela ho potuto consultare i libri "I segni dell'uomo nelle terre alte d'Aspromonte" e la guida "Calabria Verde" di Francesco Bevilacqua, che ho letto con piacere e che sono stati incredibile fonte d'informazioni sul territorio aspromontano; grazie a Marco ho potuto dare un nome ai luoghi "visti" da Spartaco.
1 commento:
ciao!
Ho appena pubblicato un post su questo evento :
http://studentefreelance.blogspot.com/2009/04/il-marketing-intorno-alla-storia.html
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