"Perdunami Signuri
pe' tuttu chidu chi ti fici,
u' sacciu ca' jeu sugnu
nu' grandi peccaturi,
ma se no' mi perduni tu
chi pozzu fari?
Se jeu ti jestimai, perdunami.
Se jeu ti misi n'cruci, perdunami.
Se quandu i' tia parlavanu l'amici e arridianu,
e puru jeu arridia, perdunami.
Se sulu a'mia pensava, perdunami.
Se no' ti pregava mai, perdunami.
Se quandu 'ntrà 'na cresia, trasiia sulamenti
pem'ù accuntentu a'genti, perdunami.
Parlava senza cuntu, perdunami.
vidija ed era orbu, perdunami.
E se sentia ca' a genti no' 'ndavia mancu u' pani
no' mi 'nd'incarricava, perdunami.
Se mai m'accuntentava, perdunami.
Se jeu no' perdunava, perdunami.
Se mu' mi fazzu largu e diventari randi
zumpai nu' povaredu, perdunami.
Se jeu fù pirchjiu, perdunami.
Se mi fici superbu, perdunami.
E se a' mama e a' patrima chi mi ficiaru nasciri
'nci rispundia mali, perdunami."
Anonimo cosentino.
Questo canto è un componimento originario della provincia di Cosenza, è stato "tradotto" in cittanovese ed accompagna la celebrazione della "Via crucis".
Perchè tradotto? Perchè la "lingua" calabrese non è uguale in tutta la regione; si può parlare di vere e proprie lingue diverse, incomprensibili anche allo stesso calabrese che sia originario di un'altra zona, a seconda quindi che ci si trovi sul versante Jonico o tirrenico, nell'area grecanica piuttosto che nell'alto reggino, o nel catanzarese, nelle aree di lingua "valdese" o " arbëreshë" e così via per arrivare ad idiomi ormai quasi completamente estinti poichè patrimonio solo di poche e circoscritte zone della Calabria.
Per quanto riguarda questo canto, possiamo notare l'influenza della lingua italiana nella traduzione dal "cosentino" al "cittanovese", avvenuta in tempi relativamente recenti, che da risalto ad una progressiva perdita di vocaboli e di espressioni della lingua originale, anche se, in certa misura, inserimento di espressioni in qualche modo italianizzate, è da attribuire anche alla necessità di rendere il testo più agevole per l'adattamento musicale, data appunto dalle differenze tra "la parlata" cosentina e la cittanovese.
Il mio grazie a Lidia che è stata la mia fonte nel procurarmi il testo completo e le origini del "canto".
Traduzione:
"Perdonami"
"Perdonami Signore,
per tutto (il male) che ti ho fatto.
So di essere un grande peccatore,
ma se Tu non mi perdoni,
cosa posso fare?
Se ti ho bestemmiato, perdonami.
Se ti ho crocifisso, perdonami.
Se quando (i miei) amici parlavano di te deridentoti
e anch'io ti ho deriso, perdonami.
Se ho pensato solo a me stesso, perdonami.
Se non ti ho mai pregato, perdonami.
Se sono entrato in chiesa solo
per farmi vedere dagli altri, perdonami.
Parlavo senza darmi conto (da stolto), perdonami.
Vedevo ed ero cieco, perdonami.
E se ho saputo di gente che non possedeva neanche un tozzo di pane,
non me ne sono curato, perdonami.
Se non sono mai stato contento (di ciò che possedevo), perdonami.
Se non ho mai perdonato, perdonami.
Se per farmi spazio (nella vita) e diventare importante
sono passato sopra al povero, perdonami.
Se sono stato avaro, perdonami.
Se sono stato superbo, perdonami.
Se ho maltrattato mia madre e mio padre
che mi hanno fatto nascere, perdonami.
3 commenti:
Ricco di informazioni, il tuo post, cara Zahxara.
La traduzione era necessaria, benché qualche frase riuscissi a capirla.
Quindi in una sola regione esistono "lingue" diverse, non dialetti.
Grazie cara, ti abbraccio.
Buona serata,
Lara
ciao zahxara! passo da te per la prima volta... complimenti per i colori, le foto e le poesie, proprio bello :)
alla prossima
Splendida, accorata invocazione che non perde nessuna sfumatura nemmeno nella fedele traduzione. Un inno all'umiltà che dovrebbe essere tenuto abitualmente presente. Grazie, cara Manolita.
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