"E' un privilegio preparare la stanza in cui dormirà qualcun altro"
E. Jolley
"Villa Lopez" è un Bed & Breakfast che offre ai suoi ospiti calda accoglienza, intimità, relax, eleganza e cura in ogni particolare.
Il suo blog nasce per raccontare le piccole straordinarie storie di amicizia nate tra una torta di mele ed una chiacchierata in giardino all'ombra "du' Chiozzu", il vecchio gelso che stende i suoi ombrosi rami, paterno e protettivo, e la cui maestosa mole parla di secoli di vita e sembra quasi raccontarti di tutti i monelli che ogni primavera davano la scalata ai suoi rami per "rubare" le sue more.
Tra le pagine di questo blog troverete i pensieri, a volte vere poesie, lasciati dai miei ospiti, veri protagonisti della vita di questo bed&breakfast; troverete pagine scritte proprio da alcuni di loro; troverete, a volte, riflessioni e considerazioni sui problemi di quest'angolo di Calabria e sul turismo; troverete leggende e racconti nati dalla fantasia popolare e tramandati nei secoli; poesie e brani di autori calabresi, spesso sconosciuti.
Il mio invito, a tutti i visitatori di questo blog, a lasciare i propri pensieri e commenti dando così vita e seguito a tante altre bellissime storie di simpatia ed amicizia.


Accomodatevi, prego, se desiderate visitare il mio bed & breakfast

martedì 3 giugno 2008

La Leggenda di Kore

Apriamo, con la storia di Kore, una serie di racconti dedicati allo studio dei miti che diedero origine alle leggende e alle storie che raccontano, testimoni inconfutabili, delle origini così antiche e meravigliose di questa terra.
Arrivate sino a noi dalle profondità dei secoli, a volte ancora vive solo nei nomi dei luoghi, degli animali o delle cose a loro legate, suonano oggi incredibilmente sorprendenti e straordinarie nella loro semplicità come nella loro importanza.

Basta salire su per i sentieri che attraverso i boschi ti portano alla montagna o scendere giù al fiume per risalire poi verso la sorgente per lasciarsi dietro il mondo con i suoi rumori ed i suoi problemi ed entrare in un'altra dimensione, fare un salto indietro nel tempo, cancellare i secoli.
Basta lasciare che gli alberi con le loro cime lanciate verso il cielo ed il gorgoglio delle fresche cascate ci sussurrino dolcemente all'orecchio della vita di dei e di splendide fanciulle, di animali che vivono qui da millenni e che ci osservano, saggi ed impassibili dall'alto dei rami o da dietro i cespugli del sottobosco.

In autunno od in inverno, se presti attenzione, dal bosco ti giunge il richiamo della Fassa (columba palumbus) legata più che mai alla più antica leggenda di questi monti, quella che parla di una colomba selvatica mutata in una splendida fanciulla, Kore, venerata tra il VI e IV secolo a.C dallo Jonio al Tirreno e sull'altipiano delle Serre con il nome di Persefone.
Nella Locride, dove più forte era il suo culto, le erano devote le giovani prossime alle nozze e la sua storia è documentata anche nei "pinakes", tavolette di argilla con disegni impressi a rilievo, ritrovate in una contrada nei dintorni di "Locri Epizephiri".
La storia è semplice nella sua origine.
Il colombaccio è un docile volatile che, naturalmente, predilige i campi di grano e con il suo verso profondo, la voce appunto o, per meglio dire, la "Fonè", preannuncia la primavera ed il maturare delle spighe. Da quì la favola di questo volatile caro a Demetra dea delle messi mutato in Kore, sua figlia, che prende in tutto il Mediterraneo, con diverse similitudini, il nome di "Persefone" o "Perifoneia" o "Perifassa" e che racchiude in sè la "fonè" ed il nome stesso del volatile, la "fassa".

Kore-Persefone, bellissima fanciulla figlia di Zeus e Demetra, era stata destinata in matrimonio, dal padre ed all'insaputa della madre Demetra, ad Ade signore degli Inferi e zio della fanciulla.
In un giorno di primavera la fanciulla raccoglie fiori insieme alle sue compagne quando "Gaia", la madre terra, fà spuntare davanti alle mani di Kore un magnifico e profumatissimo narciso, fiore del sonno e della morte ma anche della rinascita poichè la sua fioritura preannuncia la primavera. La fanciulla colpita dalla bellezza e dall'intenso profumo del fiore si china a raccoglierlo quando si apre la terra e dalle sue profondità viene fuori Ade, il cui nome significa "senza via di uscita", che la rapisce portandola nel suo regno e facendo di lei la regina dei morti.
La fanciulla chiama disperatamente quanto inutilmente il padre e la madre, nessuno sente la sua voce, mentre Demetra la cerca ovunque e saputo del rapimento implora Zeus, minacciando carestie, finchè il re dell'Olimpo ed Ade non decidono che Persefone torni sulla terra a riabbracciare la madre e giocare con le altre fanciulle quando spunta la prima spiga, fiorisce il narciso e torna il tubare della Fassa, cioè dall'inizio della primavera, per ritornare nel regno degli inferi alla fine dell'autunno quando non ci saranno più fiori e la Fassa ritornerà nei boschi.

Una stupefacente testimonianza della presenza della Fassa in questo territorio montano è data dal toponimo "cucurucà" al piano Melìa vicino allo Zomaro; il toponimo che riproduce esattamente il verso di questo volatile contrassegna quì una profonda vallata, molto accidentata e quasi inaccessibile, sul cui fondo si innalza una collina coperta di lecci secolari ed ancora oggi rifugio delle Fasse.



Per le mie ricerche su questa leggenda come su altre leggende e storie sul territorio di Cittanova e sull'Aspromonte, un fondamentale ed ampio spunto mi è stato offerto dal libro "La Montagna dei sette Popoli" di Domenico Raso.
Vorrei chiudere con le parole stesse dell'autore nella presentazione della sua opera:

"Essa deve e può essere continuata, perfezionata, integrata e persino modificata se le opportunità e gli stimoli offerti (unici motivi di interiore soddisfazione) saranno recepiti ed utilizzati, a Cittanova come altrove, per restituire un volto ed una identità ai nostri misconosciuti territori".

5 commenti:

Renata ha detto...

Bella e colta esposizione.

Intriga fin dalle prime parole con accenti di fiaba.

Ora che l'ho letta, ora che è un po' mia, mi piacerebbe chiudere gli occhi mentre una voce gentile la rilegge piano per me.

Sono certa che il fascino della favola vera aleggerebbe a lungo su di me.

Che dire ? Che dire, senza sciupare l'incanto ?

Manolita ha detto...

Grazie Renata,
sei buona e gentile con me.
Un caro "abrazo".

Ps: e un beso!!! :-)

Renata ha detto...

Sono tornata.

Volevo rileggere, piano per rinnovare il piacere. Vado a nanna però, mi allontano senza lasciarti.

Buona nanna anche a te.

Manolita ha detto...

Grazie Renata,
Il piacere per il tuo ritorno ha adesso un'importanza speciale per me.
Buon giorno farfallina.

Anonimo ha detto...

Eccomi a Villa Lopez, incantevole Zahxara :)

Il mito di Demetra e Persefone è sempre stato il mio preferito, perché spiega la ciclicità delle stagioni, l'amore materno e l'esistenza di un regno sotterraneo ...
Tu lo sai raccontare egregiamente, arricchito dai particolari della Terra calabra, stracolma di mitologia.

Davvero sono felice di averti infine conosciuta. Teniamoci, se lo vuoi anche tu, in contatto (ho provato a chiedere lo scambio di link, ma mi esce error 404).

Ti abbraccio con gioia.